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Quanto è importante l'etichetta di un vino?

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Il packaging del vino è uno dei settori più interessanti per il nostro lavoro. Richiede grandi sforzi creativi e tecnici: concentrare design, informazione, gusto e appeal in pochi centimetri quadrati di carta, senza restare banali e senza dimenticare gli obblighi di legge previsti, è un'impresa non facile. Di alcuni aspetti ho già parlato in passato, ma non credo di aver mai analizzato da vicino quanto sia davvero importante il design del packaging nell'acquisto di un vino.

 

È da poco uscito un libro interessante: "99 Bottles of Wine: The Making of Contemporary Wine Label" dello statunitense David Schuemann dell'agenzia CF Napa Valley. L'autore sostiene che:

In generale, la gente associa il minimalismo con i sapori vintage d'eccellenza. I vini più costosi tendono ad avere loghi semplici su fondo bianco o crema, con magari un accenno d'oro. Ma d'altra parte, gli esperti di vino ritengono queste etichette più "cheap" delle altre. [Noi designer, attraverso l'etichetta] vogliamo sempre far apparire il vino più costoso di almeno una decina di dollari. Aggiungiamo lamine dorate, rilievi, texture, terze dimensioni, per dare un effetto tattile all'etichetta. E gli enofili meno esperti, che stanno ancora sperimentando con il vino, sono convinti che la bottiglia debba "saltar fuori" dallo scaffale.

Ancora, Schuemann insiste sull'importanza dell'etichetta nel condizionare le stesse aspettative di gusto del compratore:

Una lamina rossa comunica frutti rossi, una verde o gialla dice che all'interno ci sono sapori tropicali. Alcune nostre ricerche sui consumatori hanno dimostrato che lo stesso vino, versato da bottiglie con etichette diverse, dà diversi risultati. Migliore è l'etichetta, migliore sembra il gusto del vino all'interno.

D'altra parte, la degustazione del vino (o del buon cibo) non è solo gusto: riguarda l'olfatto, il tatto, la vista, persino il suono. Per non parlare di aspettative, ricordi, esperienza, cultura personale.

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Sullo stesso versante anche lo psicologo svedese Bruno Laeng – intervenuto al seminario "Come comunicare il vino" organizzato dal Centro Istruzione e Formazione di San Michele all'Adige –, che rende pubblici alcuni interessanti studi sul movimento oculare umano di fronte a diverse etichette di vino. I risultati sono chiari: l'occhio indugia molto più sulla grafica del packaging che sui dati del vino. Il consumatore, in molti casi, è più attratto dall'estetica della bottiglia che dalle informazioni tecniche (tipo di vino, abbinamenti consigliati, grado, produttore); e in quasi tutti i casi, è anche disposto a spendere qualcosa di più per una bottiglia bella, oltre che per una bottiglia buona.

Aggiunge carne al fuoco Simonetta Doni di Doni&Associati (gigante italiano del brand design per vino). In una recente intervista le viene chiesto ciò che molti di noi si stanno chiedendo in questo momento: ok, ma esistono grandi cantine conosciute e apprezzate per il loro nome, non per il design. La risposta, secondo la Doni, sta nel superare i localismi.

Dobbiamo affrontare l’argomento pensando ad un mercato globale, scrollandoci di dosso i localismi. [...] Chi conosce i nomi guarda i nomi, ma la maggior parte sceglie dall’etichetta. E questo ha valore soprattutto nei nuovi mercati, che non conoscono i nostri grandi marchi: polacchi, russi o cinesi, non conoscono il vino italiano.

Quindi: che siate una giovane cantina sconosciuta o un gigante della produzione nazionale, il packaging del vino resta comunque un elemento fondamentale per la vendita del prodotto. E il prezzo? Tolti gli acquisti specifici in cantina o in enoteca, la maggior parte degli acquisti al supermercato è condizionato largamente dal prezzo. Anche perché, salvo rare eccezioni, gli scaffali sono anonimi o al più divisi per regione: le uniche linee guida per il cliente diventano, quindi, il design dell'etichetta e il prezzo. Continua la Doni:

Il vino è emozione, è coinvolgimento, e nella scelta conta tanto l’immagine. Un cliente normale guarda, è colpito da una bella etichetta, magari nota che costa anche poco e sintetizza: “Bottiglia bella, costa pure poco, questo è il vino che cercavo…”. Poi una volta a casa scopre che il vino è anche buono; in un attimo muta il rapporto con quella cantina ed avrà il desiderio di conoscerne gli altri prodotti.