Francesco Griffo: il genio misterioso del Rinascimento
Ho il piacere di intervistare Manuel Dall’Olio della Associazione Francesco Griffo da Bologna, che si occupa della ricerca e valorizzazione della figura del grande incisore, in preparazione alle celebrazioni dei 500 anni dalla sua morte, in programma per il 2018. Ciao Manuel, inizierei partendo dal cuore della vicenda: la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Francesco Griffo da Bologna (1450-1518), in programma nel 2018. Qual’è lo scopo della manifestazione?
Attraverso il racconto coinvolgente della sua vita avventurosa e del suo lavoro vogliamo divulgare e valorizzare anche un incredibile patrimonio culturale e riportare alla consapevolezza uno strumento fondamentale per lo sviluppo della cultura, usato da tutti ogni giorno e proprio per questo “invisibile”: le nostre lettere. Riscoprire l’origine delle lettere che impariamo a leggere e scrivere fin da piccoli, lettere che sono parte dal nostro quotidiano come espressione scritta del pensiero, è molto importante.
Cuore del progetto è la celebrazione della figura di Francesco Griffo, artigiano geniale delle lettere e grande protagonista del Rinascimento, della sua vita e della qualità del suo lavoro, facendo così anche opera di giustizia con la storia. Il nostro lavoro di sviluppo della narrazione della vita di Griffo è basato prima di tutto su un profondo e preciso lavoro di ricerca, anzitutto attraverso un’attenta indagine storica negli archivi e nelle biblioteche – in collaborazione con Università di Bologna, Archiginnasio, vari esperti di storia della tipografia e altre istituzioni – per riordinare e approfondire gli affondi biografici esistenti.
Una celebrazione che si inserisce nel percorso iniziato con gli anniversari di Bodoni (2013) e Manuzio (2015).
In realtà questo progetto ha nel suo DNA un approccio diverso dalle celebrazioni dal taglio più tecnico e accademico, come ad esempio quelle di Bodoni o Manuzio. Intendiamoci: anche per noi restano fondanti la ricerca storica e il confronto tecnico, attività che affronteremo con il massimo del rigore e della precisione che esse richiedono. Oltre a mantenere un approccio fresco, aperto e comprensibile per arrivare ad un pubblico allargato, ci impegniamo quindi a celebrare il passato per valorizzare e aiutare il presente; creare una fitta rete di collaborazioni per dare vita a nuove sinergie tra enti pubblici, istituzioni didattiche e professionisti nelle discipline creative. Il tutto nell’attenzione profonda al territorio sotto tutti i punti di vista: culturale, didattico, professionale, turistico.
Ma per arrivare al grande pubblico, è necessario raccontare la storia di Griffo insieme al suo contesto, il Rinascimento e l’invenzione della stampa, attraverso un racconto comprensibile e interessante per tutti. Di questo lavoro creativo di storytelling si sta occupando uno dei primi partner del progetto, Bottega Finzioni, la scuola di narrazione fondata da Lucarelli a Bologna. Gli studenti di Bottega in questo momento – seguendo il consiglio di Umberto Eco che li ha invitati ad essere “coerenti il più possibile con la realtà dei fatti e del contesto” – si sono divisi in gruppi di ricerca su temi come storia della stampa, Rinascimento, storia dei personaggi. Seguirà poi il lavoro di scrittura che ha come obiettivo la produzione di soggetti per diversi prodotti: una graphic novel, un cartone animato e una produzione cinetelevisiva.
Qual’è il ruolo dell’Italia come nazione in tutto questo?
L’italia, in pochi ne sono consapevoli, è la culla delle lettere occidentali. Qui nascono infatti la scrittura maiuscola (derivata dalle capitalis monumentalis dell’Impero Romano), il corsivo (scrittura nata nelle cancellerie papali), il minuscolo (la lettera Caroligia o Antiqua, riscoperta dagli umanisti del Rinascimento). Celebrare un patrimonio così importante, oltre a valorizzare il territorio e la sua percezione all’estero, può essere anche una leva per aiutare i nuovi type designers, il mondo della stampa in generale e tutte quelle attività, nate negli ultimi anni da giovani coraggiosi, come le tipografie a caratteri mobili e le piccole case editrici o di autoproduzione editoriale.
Come si articolerà il progetto? È evidentemente ancora tutto in divenire, ma puoi anticiparci qualcosa?
Il progetto si sviluppa nell’arco di quattro anni, dal 2015 al 2018. In realtà è cominciato già nel 2013, con la ricerca storica e l’organizzazione dei team di lavoro. Il culmine sarà quindi nel 2018: sfrutteremo questi anni di avvicinamento al Cinquecentenario per creare attività che generino consapevolezza nel pubblico riguardo Francesco Griffo e il suo mondo: eventi espositivi, convegni, produzione editoriali e cinetelevisive, workshop. Per aiutare a riscoprire le lettere fin da piccoli, cercheremo di dare vita anche ad attività come laboratori didattici per bambini, sperimentazioni di scrittura italica nelle scuole materne (oggi viene insegnato l'inglese drizzato molto più complicato per legature e ductus della scrittura italica), workshop di calligrafia, graphic novel, cartoni animati. Già per quest’anno sono previste e in corso di organizzazione diverse attività: una mostra sulle edizioni Aldine conservate dalla Biblioteca Universitaria di Bologna e curata dal prof. Paolo Tinti; un workshop con Barbara Calzolari di introduzione alla scrittura corsiva; la produzione di un video inedito sull’incisione di un punzone tipografico, realizzato in collaborazione con la Alberto Tallone Editore e Bracchini, ex capo reparto incisione della Nebiolo (uno degli ultimi incisori rimasti); lo sviluppo di una mostra su Griffo a cura degli studenti dell’ISIA di Urbino.
Francesco Griffo è una figura-ombra nella tradizione tipografica italiana. Assolutamente ignoto fino alla fine del 1800, ancora oggi è conosciuto solo da pochissimi addetti ai lavori.
Dice di lui Giovanni Mardersteig nei suoi “Scritti sulla storia dei caratteri e della tipografia” (1989):
“...solamente considerando la sua collaborazione con Aldo Manuzio, possiamo dire senza la minima esitazione che il Griffo è stato la più eminente personalità creativa, tra il grande numero di artisti che hanno lasciato tracce imperiture nella storia del carattere.”
Nonostante l’importanza del suo lavoro, è rimasto ignoto per una coincidenza di ragioni: il fatto che la sua vera identità era nascosta dietro allo pseudonimo “da Bologna”; l’ombra della fama di Manuzio e di altri incisori come Garamond che ne avevano imitato il lavoro; la condanna a morte per l’omicidio del suocero; e, non da ultimo, l’assenza di eredi che potessero proseguire l’attività della sua officina. Tra gli addetti ai lavori la sua fama è stata offuscata dal fatto che, per secoli, sono stati celebrati i caratteri di altri incisori, non da ultimo Claude Garamond, i quali in realtà sono una copia molto simile a quelli di Griffo. Solo negli anni ’30 del secolo scorso, e solo grazie ad una figura del calibro di Stanley Morison, fu possibile riscoprire la bellezza e la chiarezza dei caratteri del De Aetna o del Hypnerotomachia, incisi da Griffo.
Eppure il suo contributo alla storia della tipografia è stato fondamentale, vero?
Griffo fu il primo a dare una forma moderna ai caratteri da stampa, creando un modello universale per tutti gli incisori che l’hanno succeduto fino ai type designer di oggi. Il suo talento artistico, unito al genio tecnico, lo rendono un alto esempio del saper fare dell’artigiano rinascimentale. Francesco Griffo – artista e artigiano – con Aldo Manuzio – colto e appassionato intellettuale umanista – furono una coppia formidabile, che ebbe un grandissimo impatto nella storia dell’editoria e della cultura occidentale (il carattere da stampa corsivo, per fare un esempio, permise l’introduzione di libri tascabili di piccolo formato più accessibili per costi e contenuti). I due riflettono perfettamente le due “forze” del Rinascimento: da una parte gli intellettuali umanisti che vogliono innovare la cultura e renderla accessibile a più persone; dall’altra il saper fare degli artigiani, in questo caso stampatori, che rendono possibile attraverso la tecnologia e la creatività l’innovazione del libro, dando un enorme contributo alla diffusione della cultura e delle idee.
Un’ombra fin troppo oscurata da quella del più noto Aldo Manuzio, che col corsivo di Griffo ha fatto la sua fortuna. Come mai il suo talento è rimasto ignoto così a lungo?
Aldo, con il privilegio richiesto e ottenuto che proteggeva tutta la batteria di caratteri della sua tipografia compresi il corsivo, il tondo e i greci, mise di fatto ad una ricca collaborazione e alla carriera di Griffo. Il quale riuscì in seguito a incidere ancora bellissimi caratteri come il secondo corsivo per il Soncino; ma lavorare al di fuori di Venezia, che allora era la capitale della stampa e del commercio, era un grande limite. Griffo aveva già capito che, al contrario di lui, Aldo sarebbe passato alla storia per i bei caratteri, come scrisse nell’avvertimento ai lettori nella prima delle sue edizioni bolognesi, poco prima della sua condanna a morte: “hauendo pria li greci et latini carattheri ad Aldo Manutio fabricato, de li quali Egli non solo in grandissime ricchezze è pervenuto, ma nome immortale appresso la posterità si è uendicato”.
Sono da sempre persuaso che, per l’incidenza avuta sullo sviluppo della cultura e della società occidentale, l’Età Moderna non dovrebbe iniziare con la scoperta dell’America (1492), ma con l’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg (1450). Il contributo della tipografia – e, nel suo percorso storico, di grandi personaggi come lo stesso Griffo – è stato rivoluzionario.
Cristoforo Colombo non sapeva nemmeno dove stava andando: non mi pare rappresenti al meglio la figura dell’uomo del Rinascimento, come invece personaggi come Griffo, Manuzio o Gutenberg. L’invenzione e la diffusione della stampa sono stati il primo fenomeno di produzione industriale e di democratizzazione della cultura, attraverso la diffusione libera delle idee: decisamente un passaggio più attinente all’inizio dell’Età Moderna.
Quando Griffo operava, i caratteri a disposizione dei tipografi del tempo erano poche decine. Secondo Creativemarket, nel 2012 i singoli font hanno superato quota 455.000, con un ritmo di crescita del +30% in due anni. La domanda è: oggi, c’è ancora spazio per nuovi caratteri o è stato già progettato tutto?
I caratteri del ‘500 hanno dato un grande contributo, e ancora funzionano bene oggi: rappresentano l’unica eredità del Rinascimento che è arrivata fino a noi tale e quale, e tale e quale viene utilizzata ogni giorno da tutti. Detto questo, se questi caratteri sono qui oggi è anche perché si sono evoluti, attraverso periodi storici e grandi evoluzioni tecnologiche. Sicuramente, e non vedo come sia possibile il contrario, c’è e ci sarà sempre spazio per nuove forme, più performanti rispetto agli usi (come il digitale) e attinenti ai gusti del presente.
Torniamo alle celebrazioni dei 500 anni, che andranno in scena nel 2018: come possono contribuire utenti, designer, istituzioni, creativi?
Il progetto è aperto a designer, docenti, studiosi e a chiunque abbia contributi e idee da condividere per creare sinergie inedite e favorire il confronto interdisciplinare, sia in Italia che all’estero. Per presentare il vostro progetto o contributo, scriveteci!
Ecco tutte le coordinate ufficiali per seguire il progetto e i suoi protagonisti:
Associazione Francesco Griffo Da Bologna
IDEATO DA: Dina&Solomon, graphic design duet
CONTATTI: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
UFFICIO STAMPA: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
PER CONTRIBUIRE CON IDEE E PROGETTI: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ti ringrazio molto per il tuo tempo e per questa straordinaria iniziativa. Resteremo senz’altro in contatto per ogni aggiornamento, in attesa delle celebrazioni ufficiali del 2018. A presto e grazie!